La storia - I presepi di Ernesto e Simone Fenili

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Fin dai primi secoli dell'era cristiana la nascita di Gesù, evento centrale della redenzione del genere umano, fu raffigurata a mezzo di affreschi, bassorilievi, incisioni, su pareti, sarcofagi e formelle inseriti in edifici del culto.

Tali testimonianze sono numerosissime e anche molto interessanti perché l'evoluzione della loro iconografia interesserà anche lo sviluppo del presepe. Esse, pero, non possono essere considerate presepi.

Nel corso dei secoli il termine presepe (oppure presepio da praesaepe, oppure praesaepium, greppia, mangiatoia e poi per traslato, stalla, grotta) e stato attribuito via via soltanto alle rappresentazioni plastiche a tutto tondo sia della sola scena della Natività sia di quelle che nel corso dei secoli, sono state aggiunte quali l'Adorazione dei pastori, l'Adorazione dei Magi, l'Annuncio ai pastori, ecc. E infatti, fin dall'alto Medioevo, nelle Chiese e nelle Confraternite venivano allestite, sotto forma di sacre rappresentazioni, I  vari episodi del ciclo: e dunque probabile che dai presepi viventi si sia passati a quelli con figure scolpite.

Ma nessun reperto o testimonianza scritta ci e giunta di opere a tutto tondo della Natività fino alla meta del XIII secolo. D'altra parte una sorta di embrione del presepe può essere individuata nelle "tettoie" di legno rette da tronchi d'albero che già Papa Liberio (352 - 355) fece erigere a Roma nella Basilica detta appunto "S. Maria ad praesepe" e che oggi e nota come S. Maria Maggiore. Dunque una tettoia retta da tronchi d'albero, quasi lo schema essenziale di una stalla, posta davanti ad un altare presso il quale, il 24 dicembre di ogni anno veniva celebrata la Messa di mezzanotte.

Altre "tettoie" furono erette in altre Chiese, a Roma (S. Maria in Trastevere), a Napoli nella chiesa detta di S. Maria della Rotonda e certamente in altre chiese di altre città. Si sa pure che Papa Gregorio II (731 - 734) fece sistemare sotto la tettoia di S. Maria Maggiore una statua d'oro della Madonna con il Bambino e che anche in altre chiese furono collocati sotto tali tettoie affreschi o statue che ricordavano il Sacro Evento.

E' tradizione solo poeticamente e devozionalmente accettabile che "l'invenzione" del presepe sia di S. Francesco nella Santa notte di Greccio del 1223. Il presepe non ha data precisa di "nascita" ma si e andato formando attraverso un insieme di usi, tradizioni, costumi, addobbi, quadri nelle chiese e sacre rappresentazioni.

Il primo presepe con personaggi a tutto tondo e del 1283, fu scolpito da Arnolfo di Cambio su committenza di Papa Onorio IV. E un'opera poderosa della quale rimangono certamente scolpite da Arnolfo, solo cinque statue.

Il miracolo di Greccio ebbe certamente vasta risonanza e potrebbe aver stimolato l'allestimento di presepi. E fuor di dubbio che l'Ordine Francescano per primo ne favori il diffondersi. A Napoli dove i Francescani furono protetti dagli Angioini e fondarono conventi, il primo presepe ligneo fu donato dalla Regina Sancia, nel 1340 alle Clarisse: ne e giunta a noi solo la Madonna, giacente. Mentre in altre località italiane le Natività sono quasi tutte a bassorilievo a Napoli saranno numerosi i presepi a statue monumentali, ieratiche, opera di un unico artista ad uso quasi esclusivo di chiese.

Nel corso del '500, mentre si intravedevano segni forieri di movimenti riformistici della cristianità, si verificò in tutta Italia un intensa e artisticamente valida produzione di presepi, quasi tutti per chiesa. In Piemonte e in Lombardia, sacre rappresentazioni con statue in pietra a grandezza naturale e con scenografia saranno costruite nei Sacri Monti di Varallo e Varese; nel Duomo di Modena esiste tuttora il bellissimo presepe in terracotta di Antonio Bagarelli (1527) oltre quello di Guido Mazzoni detto "Il presepe della pappa"; nelle Marche a Piobbico (Urbino) - riprodotto dalle Poste italiane in un francobollo qualche anno fa - e in Urbino stessa sono custoditi due splendidi presepi dello scultore Federico Brandani; a Faenza in quel secolo vennero prodotti in ceramica colorata "calamari a presepe"; a Leonessa (Rieti) "figulini" abruzzesi plasmarono un monumentale presepe con ventisei statue, animali e cavalli; in Puglia, ad opera dello scultore Stefano da Putignano, sorgeranno in chiese di varie località presepi con statue scolpite in pietra, ambientati in grotte costruite con rocce naturali. A Napoli lo scultore rinascimentale Giovanni Marigliano (Giovanni da Nola) creerà per varie chiese splendidi presepi anche con elementi paesistici (dei quali ultimi, pero, nulla e rimasto), con statue lignee policrome, a grandezza naturale e tuttora si ammirano cinque statue residue del presepe commissionatogli da Jacopo Sannazzaro in occasione della pubblicazione del suo poema: "De partu Virginis". S. Gaetano da Thiene, fondatore dei Chierici Teatini, giunto a Napoli nel 1534, avendo il culto del presepe, ne incremento la costruzione e specie i monasteri femminili fecero a gara per possedere il più bel presepe. Le statue erano lignee e con occhi di vetro.

Alla fine del '500, in pieno clima controriformistico la Compagnia di Gesù ma soprattutto Francescani, Teatini e, dopo poco, gli Scolopi, al fine di alimentare e incrementare sempre più la fede, la pietà popolare, anche essi favorirono la diffusione del presepe. Si sviluppo così il presepe napoletano barocco che fu detto anche mobile perché veniva smontato e ricostruito ogni anno. Le monumentali statue a tutto tondo furono sostituite da manichini in legno, scolpiti da valenti artisti; essi per i giunti a snodo potevano essere variamente atteggiati, erano di altezza inferiore, avevano parrucche, occhi di vetro, parti nude policromate, abiti. Assumono ora, carattere importante la scenografia, la prospettiva e le lampade, specchi e lamiere riflettenti e finti damaschi dietro i quali essi erano celati, inquadravano il presepe come una scena teatrale. Oltre ai personaggi tradizionali, compaiono gradualmente, scene o spunti laici che nulla hanno a che fare col sacro Evento: il mercato, la fontana, il cascinale, la taverna...

Sono evidenti, dunque, i caratteri del barocco imperante: spettacolarità, senso del movimento, tendenza al naturalismo, a preferire, cioè, la realtà circostante e non più i canoni liturgici e delle opere sacre ma quelli estetici del tempo.

Innumerevoli furono gli scultori di importanti monumenti e statue che si dedicarono anche alla scultura, in legno, di tali manichini: Pietro Ceraso, Domenico Di Nardo, Giacomo Colombo, il quale, trasferitosi a Genova, dette poi impulso notevole alla produzione del presepe in Liguria. Contemporaneamente, sempre per effetto della Controriforma, per l'influsso del presepe d'arte napoletano, anche in Puglia e in Sicilia il presepe diventa "mobile" con statue di misura ridotta in terracotta, cartapesta, creta e cartapesta o addirittura materiali preziosi (corallo, oro in Sicilia).

Verso la fine del XVII secolo l'artista napoletano Michele Perrone, spinto dalla necessità di soddisfare una richiesta via via più numerosa ed estesa, ideo un manichino, di altezza inferiore a quello a snodo, con l'anima di filo di ferro dolce e ricoperto di stoppa e per il quale erano scolpiti in legno, soltanto la testa e gli arti. Fu un innovazione importantissima perché, consentendo estrema mobilità e duttilità di atteggiamento a ciascuna figura conferiva veridicità, naturalezza alla scena di cui faceva parte e creava l'avvio al presepe rococò.

Furono le istanze rococò, il teatro, in particolare l'opera buffa e insieme il realismo, insieme con la moda e le spinte culturali del tempo, le molte componenti del presepe del Settecento napoletano. La teatralità, già elemento essenziale del presepe barocco, divento massima per l'estrema flessuosità ed adattabilità del manichino di ferro e stoppa, per la tendenza a riprodurre nelle scenografie e nelle scene, Napoli con le sue piazze, i1 suo mercato, i suoi concertini all'aperto, le sue taverne.

Fu il presepe napoletano del '700 come lo definì lo studioso Raffaello Causa nel suo "IL PRESEPE CORTESE": "... voce tipica della cultura artistica nella Napoli del Settecento... il presepe che diremo "cortese" per differenziarlo dal vecchio presepe di chiesa... si rivela esperienza mondana, sostanzialmente disincantata e laica, giuoco alla moda della corte, dell'aristocrazia e dei ricchi borghesi... disimpegno di élite cui si attendeva nelle ore sfaccendate del giorno...".

La favola del presepe "cortese", espressione diretta di una società giunta al crepuscolo, si chiuse definitivamente con la partenza dei Borboni da Napoli.

Nel corso dell'800, con l'ascesa della borghesia via via più folta ed attiva nasce il "pastore" (statua/figura) tutto di terracotta, di varia qualità e misura, accessibile a tutte le borse: il presepe così si rinnova e rispecchia una vita pullulante di interessi e di mestieri. Esso testimonia usi, costumi, tradizioni oggi scomparsi ed ai quali il nostro pensiero corre con un sorriso alquanto nostalgico.

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